"L’alluminio è in piena crescita grazie alla ripresa industriale in atto in tutto il mondo. Tuttavia, lo era anche prima della pandemia grazie alle sue caratteristiche, non ultima la riciclabilità al 100%, qualità apprezzatissima in un mondo sempre più 'verde'". E' questa la riflessione di Mario Conserva, segretario generale di Face - Federazione dei consumatori di alluminio - e punto di riferimento in Italia per questo materiale.
A questa crescita nell'uso dell'alluminio in Italia e nel mondo si affianca una impennata dei prezzi delle materie prime che inevitabilmente si ripercuote sull'intera filiera e, a valle, sui consumatori finali anche nel settore dell'edilizia e della serramentistica.
Determinanti, in questo processo di aumento dei prezzi delle materie prime, sono state la Cina da un lato, la cui ripresa è iniziata a metà dello scorso anno, e gli Stati Uniti che grazie alla campagna vaccinale di massa hanno già ricominciato a crescere. Un percorso simile a quello in atto in Europa e Italia dove le attività in edilizia sono ripartite grazie a SuperBonus, Bonus facciate ed EcoBonus che determinano aumento di domanda e contribuiscono alla crescita dei prezzi.
Più nel dettaglio, come riportato da GuidaFinestra, i prezzi dei metalli ferrosi e non ferrosi sono cresciuti dallo scorso maggio mediamente di oltre il 50%. L’alluminio nel giro di 12 mesi è salito da 1501 $/tonnellata a 2263 di fine marzo e il rame è passato da 2,3 sterline/kg a oltre 4 di pochi giorni fa. Stessa sorte per gli acciai: il prezzo dell’acciaio inox è cresciuto di +50/60 centesimi al chilo, i rottami sono cresciuti del +100%. Aumenti consistenti sono stati registrati anche per l’acciaio al carbonio e comune, lamiere da coils (+50%), l’acciaio a carbonio (+12-15%), gli acciai legati (+15-20%).
Una situazione questa che si traduce in un problema non trascurabile per l'Europa e in particolar modo per l'Italia dove non si producono i tre quarti del metallo di cui abbiamo bisogno.